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I titoli, spesso, sono come i bambini che si rincorrono per strada: l'uno richiama l'altro, in una catena di rimandi che non sempre è facile trattenere. Questo libro ne ha abbozzato più di uno: Turi, contadino, uomo semplice e parecchio timorato, si agita tra la devozione religiosa e il suo amore per Maria, promessa in sposa a un forestiero. Accanto a loro ci sono taverne, bari e sacerdoti che serbano misteri; c'è un tesoro - che è la truvatura di tante leggende e di tanti cunti: e allora, per onesto che sia lo scopritore, il libro diventa "il tesoro degli onesti" - e ci sono storie umane immerse in una narrazione che si snoda nell'arco di una sola notte. E "quella notte venne e cantò", mormorò e sospirò tra i miracoli e le rivolte della povera gente e dei soldati a difesa delle pance piene. In quella notte, tra Cinque e Seicento, sullo sfondo di una società siciliana arcaica e diseguale, Turi vide scorrere più accadimenti che in tutta la sua esistenza: e "gli incanti" furono "mutevoli" al pari del vento che sfronda rami e certezze. Come in un cerchio che mette dentro amore, superstizione e fede, convinzione e smarrimento, alla fine si torna al punto da cui si era partiti.